“Il mio tessoro!”
“Il mio tessoro!” — diceva Gollum. Non più tardi di ieri le sue parole mi sono venute in mente, quando giocavo il mio telefonino.
Allora ieri, per noia, scrollavo la mia timeline su Facebook. Mi ha incuriosito un post di una mia ex-compagna di scuola, allora credente, ora — ferma oppositore della Chiesa. Ha scritto: “Perché tutti i vescovi, il papa incluso, non vendono tutti loro beni di valore e non assegnano i soldi ai poveri? Loro sono bravi solo a parlare dell’empatia e solidarietà!”
Dopo aver letto questo post, mi è ribollito il sangue nelle vene. “Bene, è facile spendere il denaro altrui, giusto!” — ho pensato. Ma dopo un po’ ho riflettuto e mi sono domandato: “Magari la gente non sa cosa fa la Chiesa con i soldi…? Magari non si rende conto quante istituzioni caritative non esisterebbero, se non ci fosse la Chiesa…?” Infatti, non è stata la prima volta quando mi incontravo con tale accusa. E in realtà, già nel Vangelo Giuda disse: Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri? (Giovanni 12, 5)
E quindi, ecco il mio piccolo pezzo in cui vorrei mostravi, che la domanda “Perché la Chiesa non vende i suoi tesori per aiutare i poveri” contrasta con la realtà già al punto di partenza.
Alcuni di voi direbbero subito: “Ma che dici? Non vedi come vivono i vescovi? Non vedi quante proprietà gestiscono? O il Vaticano che addirittura gronda d’oro?” E vero che tanta gente percepisca la Chiesa come una grande azienda piena degli uomini d’affari.
“No, non hai capito il punto!” — mi ha detto una volta il mio amico ateo. — “Non è illegale che la Chiesa abbia il denaro, o i beni culturali, ma il problema sta in questo divario enorme tra quello che insegnò il vostro Gesù e questo che fate voi! Controlli quanti soldi dal 8xmille sono state spente per interventi caritativi!”
Allora: Cosa facciamo noi, cristiani? Cosa in realtà fa la Chiesa?
Per primo occorre notare: con i soldi che c’ha, il Vaticano non entrerebbe mai nella classifica di Forbes. Il rendiconto della Santa Sede è pubblico e per quest’anno pari a 4 miliardi euro (di cui ca. 300 milioni sono sia entrate sia le spese). Ovviamente, il Vaticano non è tutta la Chiesa, e ognuna diocesi ha il suo proprio bilancio. Non esiste quindi un super-budget ecclesiastico.
Magari è meglio vedere l’esempio della Chiesa in Italia. E il famoso 8xmille. La somma erogata dallo Stato alla Chiesa nel 2018 era di 998 milioni. È vero, la parte più grande (367,5 milioni) è stata destinata al sostentamento del clero. Non è scandaloso — i preti non esercitano l’altra attività professionale, e in Italia ci sono più o meno 35.000 sacerdoti. Devono dormire, mangiare, in poche parole — vivere. 10 mila per anno? Non è proprio una fortuna enorme.
Torniamo al 8xmille. La seconda parte, oltre 355 milioni, va al culto e pastorale, quindi — alla gente che frequenta la Chiesa. Non credo che la pastorale sia poco importante.
E alla fine, abbiamo 275 milioni che vengono spente agli interventi caritativi. È 27,5% dei proventi, ma sono 275 milioni! Sono centinaia di ospedali, scuole, orfanotrofi e mense dei poveri che si finanziano di questi soldi. Mostratemi, carissimi, l’azienda che spende quasi 30% delle sue entrate per la beneficenza. E la Chiesa lo fa!
Certo, sempre si potrebbe vendere le chiese e il patrimonio per avere di più a tal fine. Ma non dimentichiamo, che queste chiese sono state costrutte talvolta delle tante generazioni, che davanti alle opere d’arte pregavano tantissime persone.
Mi ricordo quando sono venuto a trovare i mei amici da una piccola communita parrocchiale in Kazakhstan. Mi hanno raccontato, che quando i loro genitori erano stati deportati qui, nel mezzo della prateria enorme, la prima cosa che hanno deciso era costruire la chiesa. Fino ad oggi questa gente vive in povertà, ma il Santissimo che viene adorato ogni giorno per due ore, è esposto in un bellissimo ostensorio dorato. E loro non hanno nessuna intenzione di venderlo per migliorare lo status della parrocchia.
E vero, come una volta ha detto il Papa Francesco: i beni ecclesiali non hanno un valore assoluto, e se c’è proprio la necessità, devono servire al maggior bene. Ma nello stesso discorso ha detto: “la dismissione non deve essere la prima e unica soluzione a cui pensare, né mai essere effettuata con scandalo dei fedeli”.
Penso che questi due interventi del Papa possano servirci per la conclusione: I beni della Chiesa non sono un valore assoluto, ma creano il patrimonio spirituale inestimabile. E perciò non dovrebbero essere vendute. Che il denaro proveniente da altri fonti serva ai poveri e affamati: essi sono il cuore della Chiesa. E che nello stesso tempo il patrimonio della Chiesa sia il rimedio per le nostre anime affamate.
Non vi sembra giusto così?